Sono diabetica e incinta, controllo gravidanza

 

Sono diabetica ed incinta: come dovrei controllare la mia gravidanza?


 

La gravidanza ha conseguenze sul diabete?

Le complicazioni cardiache del diabete sono rare nella donna in età procreativa. La gravidanza espone soprattutto ad un aggravamento delle complicanze del diabete sugli occhi (lesioni della retina, soprattutto nel diabete di tipo 1) e i reni (soprattutto in caso di lesione renale prima della gravidanza). Tali rischi impongono un monitoraggio oftalmologico e renale durante la gravidanza, tanto più rigoroso quanto vi siano complicanze prima del concepimento, oltre al monitoraggio abituale da parte del diabetologo e dell’ostetrico.

 

Durante la gravidanza

Controllo del diabete, monitoraggio del tasso di zucchero nel sangue, equilibrio alimentare e terapia insulinica sono i pilastri fondamentali per un corretto svolgimento della gravidanza.

Fin dai primi giorni di gravidanza, e preferibilmente anche prima del concepimento stesso, la glicemia (tasso di zucchero nel sangue) deve essere il più vicino possibile al tasso normale (prima dei pasti, in particolare al mattino appena sveglie < 0,9 g/l, dopo i pasti < 1,2 g/l). E’ anche necessario effettuare un monitoraggio composto da almeno 6 controlli della glicemia al giorno: prima di ciascun pasto principale e 2 ore prima dell’inizio di ciascun pasto (glicemia post-prandiale). Tale monitoraggio si effettua grazie all’utilizzo di un lettore di glicemia la cui calibratura deve essere verificata. Ciò consentirà di verificare il buon controllo del diabete e di adattare la propria terapia giorno per giorno. Si deve anche effettuare il dosaggio del tasso di emoglobina glicata (HbA1c) tutti i mesi presso un laboratorio, al fine di mantenerlo il più vicino possibile al valore normale. (6 %).

Sul piano alimentare, le parole chiave sono equilibrio, varietà e quantità. Consultare una dietista sarà d’aiuto nell’avere un’alimentazione sana ed equilibrata, che darà i consigli alimentari specifici per il diabete durante la gravidanza. Lo zucchero bianco, nonché gli alimenti che lo contengono (dessert, cereali zuccherati, caramelle, cioccolato, gomme da masticare, bevande gassate, marmellate) sono da evitare. Determinati alimenti come la frutta, il pane, i cereali, gli amidi, il latte contengono naturalmente zuccheri (denominati anche glucidi). Tali alimenti sono indispensabili all’equilibrio del diabete e per il corretto svolgimento della gravidanza, bisognerà quindi consumarli seguendo determinate regole. Per ottenere un buon controllo glicemico, bisogna ripartire l’alimentazione in tre pasti e tre spuntini al giorno, e ciò a orari regolari. La dietista preciserà le quantità da rispettare a seconda dell’età, la massa corporale attuale e quella prima della gravidanza, il livello di attività fisica, le abitudini alimentari, la terapia, e, a seconda dei casi, le malattie associate quali l’ipertensione arteriosa.

Per quanto riguarda le donne con diabete di tipo 1, potrà forse essere necessario modificare lo schema insulinico per ottenere uno schema denominato basale-bolo che associa almeno 4 iniezioni di due insuline differenti: un’insulina lenta per coprire il fabbisogno tra i pasti e un’insulina rapida al momento del pasto.

Nel caso di diabete di tipo 2, la terapia con compresse verrà sospesa e sostituita da una terapia insulinica. Per ottenere il miglior controllo glicemico possibile, la terapia verrà frazionata in tre o quattro iniezioni nelle 24 ore, se non più, a seconda dell’evoluzione del proprio equilibrio glicemico. Per iniziare e adeguare la terapia, potrà essere proposta un’ospedalizzazione. La terapia insulinica potrà, il più delle volte, essere sospesa dopo il parto.

L’equilibrio glicemico si modifica lungo tutta la gravidanza. Sarà pertanto necessario adattare regolarmente le dosi di insulina.
Il monitoraggio medico deve essere molto regolare: ogni 15 giorni. Ciò è vincolante, ma anche rassicurante, dal momento che ne dipendono la buona salute della madre e del futuro bimbo. Inoltre, ogni trimestre, dovranno essere controllati gli occhi ed i reni, al fine di evitare eventuali complicazioni. E’ opportuno richiedere un consulto supplementare alla minima manifestazione anormale: una stanchezza più accentuata, febbre, sete eccessiva, ecc…

Dopo il parto

Se la gravidanza è stata adeguatamente controllata, il bambino alla nascita sarà perfettamente in forma come tutti gli altri bimbi.
Nel caso si desideri allattare e se si ha un diabete di tipo 2, la terapia insulinica dovrà essere proseguita per tutto il tempo dell’allattamento. La stessa verrà sospesa dopo l’allattamento e verrà ripreso il trattamento antidiabetico orale.
La gravidanza ha conseguenze sul diabete?

Le complicazioni cardiache del diabete sono rare nella donna in età procreativa. La gravidanza espone soprattutto ad un aggravamento delle complicanze del diabete sugli occhi (lesioni della retina, soprattutto nel diabete di tipo 1) e i reni (soprattutto in caso di lesione renale prima della gravidanza). Tali rischi impongono un monitoraggio oftalmologico e renale durante la gravidanza, tanto più rigoroso quanto vi siano complicanze prima del concepimento, oltre al monitoraggio abituale da parte del diabetologo e dell’ostetrico.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 11/05/18

Sono diabetica e vorrei un bambino

Sono diabetica e vorrei avere un bambino


Una gravidanza senza problemi deve essere programmata!

Il diabete può avere conseguenze sullo svolgimento della gravidanza, sia per la madre (ipertensione arteriosa, aborto spontaneo o parto prematuro) sia per il bambino (malformazione, problemi alla nascita, ipoglicemia). Per ridurre tali rischi è imperativo programmare la gravidanza.
Se si desidera avere un figlio, non esitare a parlarne durante il consulto: si verrà orientate verso un diabetologo e un ginecologo-ostetrico che aiuteranno nella programmazione della gravidanza ed effettueranno il monitoraggio fino al parto.

Prima di restare incinta

Non esitare a parlare del tuo desiderio di maternità. Perfino se il diabete è ben equilibrato, è necessario mettere in pratica un certo numero di raccomandazioni prima del concepimento. Si verrà indirizzate ad un diabetologo che monitorerà tutto il corso della gravidanza, congiuntamente ad un’équipe ostetrica specializzata in gravidanze a rischio.

Sospendere la propria contraccezione solo con il consenso dei medici. Ciò è molto importante, poiché, a prescindere dal tipo di diabete, il tasso di zucchero nel sangue deve essere il più prossimo possibile al normale (tasso di emoglobina glicata, o HbA1c, inferiore o pari a 6,5 %). E’ dimostrato che un diabete insufficientemente equilibrato nelle settimane che precedono il concepimento e nel corso delle prime settimane di gravidanza influisce direttamente sulla formazione degli organi principali del bambino (cuore, cervello, reni…), con un rischio accresciuto di malformazione. Un diabete ben equilibrato porta il rischio di malformazione a livello di quello di una donna non diabetica.

Che fare per equilibrare il diabete?

Per quanto riguarda le donne con diabete di tipo 1, potrà forse essere necessario modificare lo schema insulinico per ottenere uno schema denominato basale-bolo che associa almeno 4 iniezioni di due insuline differenti: un’insulina lenta per coprire il fabbisogno tra i pasti e un’insulina rapida al momento del pasto.

Se si soffre di diabete di tipo 2, si dovranno sempre sospendere le compresse per il diabete, poiché non possono essere assunte durante la gravidanza. Bisogna prestare un’attenzione ancora maggiore alla propria alimentazione, perfino iniziare una terapia insulinica.

In tal caso si dovrà:

Intensificare, o introdurre se non si effettuano già, controlli quotidiani del tasso di zucchero tramite puntura del polpastrello (automonitoraggio).
Verificare che non esista nessuna controindicazione al prosieguo delle differenti terapie che vengono assunte (antipertensivi, ipocolesterolemizzanti) durante la gravidanza.
Fare il punto sulle eventuali complicanze collegate al diabete, e se necessario trattarle.
Introdurre una terapia con acido folico per ridurre il rischio di malformazioni.

Durante la gravidanza

L’equilibrio glicemico si modifica lungo tutta la gravidanza. Sarà pertanto necessario adattare regolarmente le dosi di insulina. A tal proposito, è necessario realizzare quotidianamente un automonitoraggio di almeno 6 controlli al giorno del tasso di zucchero tramite puntura del polpastrello. Di concerto con il diabetologo, verranno fornite istruzioni e supporto per gestire tale adattamento della terapia.

Sul piano dietetico, l’equilibrio alimentare resta d’importanza fondamentale: una dietista fornirà l’aiuto necessario.

Il monitoraggio medico deve essere molto regolare: ogni 15 giorni con il diabetologo.

Il monitoraggio ostetrico si svolgerà al ritmo abituale: una volta al mese. Il parto dev’essere programmato come maternità di livello 3 (reparto di maternità che dispone di un servizio di rianimazione neonatale specializzata nel monitoraggio delle gravidanze patologiche), al fine di garantire un parto nelle migliori condizioni per la madre e il neonato.

Il diabete della madre avrà conseguenze sul bimbo?

Un diabete ben equilibrato prima e durante tutta la durata della gravidanza, associato ad un osservanza scrupolosa di tutte le raccomandazioni fornite dai medici, è la miglior garanzia per una nascita senza problemi per il proprio bimbo.

La gravidanza avrà conseguenze sul diabete?

Anche in questo caso la regolarità e la qualità del monitoraggio sono determinanti. Sarà necessario pianificare dall’inizio della gravidanza esami di controllo regolari (fondo dell’occhio, esame delle urine, monitoraggio della tensione arteriosa…).

Una gravidanza senza problemi deve essere programmata!

Il diabete può avere conseguenze sullo svolgimento della gravidanza, sia per la madre (ipertensione arteriosa, aborto spontaneo o parto prematuro) sia per il bambino (malformazione, problemi alla nascita, ipoglicemia). Per ridurre tali rischi è imperativo programmare la gravidanza.
Se si desidera avere un figlio, non esitare a parlarne durante il consulto: si verrà orientate verso un diabetologo e un ginecologo-ostetrico che aiuteranno nella programmazione della gravidanza ed effettueranno il monitoraggio fino al parto.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 11/05/18

Diabete durante gravidanza

Mi è stato riscontrato il diabete durante la mia gravidanza


Un monitoraggio sistematico

Tutti i mesi, durante la gravidanza, è necessario effettuare un’ analisi per ricercare la presenza di zucchero nelle urine (o glicosuria). Se questo valore aumenta, verrà proposto un test che consentirà di precisare la diagnosi del diabete gestazionale, al fine di mettere in atto la terapia e il monitoraggio necessari. Tenuto conto quando è maggiore la frequenza del diabete gestazionale, tale monitoraggio viene proposto sistematicamente tra la 24° e la 28° settimana di gravidanza, soprattutto se la paziente presenta un rischio maggiore di sviluppare tale diabete gestazionale.

Quali sono le cause del diabete gestazionale?

Nel corso della gravidanza, la placenta produce ormoni che si oppongono all’azione dell’insulina. L’insulina è l’ormone che controlla il tasso di zucchero nel sangue. Quando il pancreas della madre (organo che produce l’insulina) non riesce ad aumentare la produzione durante la gravidanza, il tasso di zucchero aumenta nel sangue materno. In tal caso si parla di diabete gestionale.

Lo stesso insorge il più delle volte alla fine del 2° o del 3° trimestre della gravidanza.

Le donne di oltre 40 anni, in sovrappeso, con casi di diabete nella propria famiglia, quelle che hanno partorito un neonato di oltre 4 kg, presentano i maggiori rischi di sviluppare un diabete gestazionale.

Quali sono i rischi?

Per la madre: il diabete gestazionale aumenta il rischio di parto prematuro e di parto cesareo.
Per il bambino: se il diabete non viene controllato durante la gravidanza, può essere più grosso del normale, presentare un’ipoglicemia alla nascita, l’itterizia, difficoltà respiratorie.

Come si cura?

Nella maggior parte dei casi, i consigli nutrizionali che verranno impartiti saranno di per sé efficaci a correggere il diabete: l’apporto calorico in funzione del proprio peso e delle reali necessità, la razione glucidica verranno stabiliti chiaramente da una dietista. Anche un’attività fisica personalizzata aiuterà a controllare il diabete. E’ essenziale seguire strettamente queste raccomandazioni per portare a termine e in buone condizioni la propria gravidanza.
Se L’eccesso di zucchero non risulta sempre sotto controllo, si renderà allora necessaria una terapia iniettiva.

Cosa succede dopo il parto?

Se si praticava una terapia insulinica la stessa verrà sospesa.

Il diabete gestionale non è una controindicazione all’allattamento.
Nella maggioranza dei casi, il diabete gestazionale sparisce al momento del parto. Tuttavia, aumenta il rischio di sviluppare un diabete di tipo 2 in seguito. Sarà pertanto consigliabile monitorare il peso della madre e praticare dell’attività fisica per prevenire tale rischio.
Raramente, la gravidanza rivela un diabete preesistente. Bisognerà sempre verificare con un prelievo di sangue la normalizzazione del tasso di zucchero nei mesi successivi al parto.

Un monitoraggio sistematico

Tutti i mesi, durante la gravidanza, è necessario effettuare un’ analisi per ricercare la presenza di zucchero nelle urine (o glicosuria).
Se questo valore aumenta, verrà proposto un test che consentirà di precisare la diagnosi del diabete gestazionale, al fine di mettere in atto la terapia e il monitoraggio necessari. Tenuto conto quando è maggiore la frequenza del diabete gestazionale, tale monitoraggio viene proposto sistematicamente tra la 24° e la 28° settimana di gravidanza, soprattutto se la paziente presenta un rischio maggiore di sviluppare tale diabete gestazionale.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 24/03/11

Test Fertilità

Ci sottoporremo a un test per la fertilità


Fecondità e fertilità sono la stessa cosa?

I due termini si riferiscono a concetti tra loro differenti. La fecondità definisce la capacità di riprodursi e concepire uno o più bambini. Questo termine si applica più frequentemente alla donna che non all’uomo.
La fertilità corrisponde invece all’attitudine della coppia a concepire un bambino. Questa condizione interessa indistintamente uomo e donna.

Quando si può diagnosticare un problema di fertilità nella coppia?

Si usa ritenere che il tempo necessario a condurre positivamente a termine il concepimento corrisponda in media a 4 cicli (4 mesi) per una coppia la cui età si collochi intorno ai 25 anni: per ciascun ciclo, la coppia ha un 25% di possibilità di concepire una gravidanza.
Da un punto di vista medico, si parla d’infertilità laddove una coppia in cerca di un figlio non abbia avuto una gravidanza dopo circa 2 anni di tentativi, malgrado rapporti regolari, con penetrazione ed eiaculazione, senza lavaggio vaginale dopo il rapporto e in assenza di contraccezione.

Si tratta di un problema frequente?

Sì. Ogni anno, in Italia, 500.000 coppie consultano il proprio medico per richiedere assistenza al concepimento. Si stima che circa 1 coppia su 7 consulti a tal fine un medico e che 1 su 10 si sottoponga a un trattamento.

La fertilità di una coppia può modificarsi nel corso del tempo?

Sì. La fertilità diminuisce progressivamente con gli anni.

A 30 anni, una donna che desidera un figlio ha il 75% delle possibilità di vedere il suo desiderio esaudito in capo a un anno.
A 35 anni, una donna che desidera un figlio ha il 66% delle possibilità di vedere il suo desiderio esaudito entro un anno.
A 40 anni, una donna che desidera un figlio ha il 44% delle possibilità di vedere il suo desiderio esaudito entro un anno.
Proprio per questo, è importante consultare un medico non appena si sospetti un problema di fertilità. Occorre parlarne con il proprio medico.

Quando occorre sottoporsi a un test?

Si ritiene che, trascorsi 2 anni nei quali si siano consumati rapporti regolari e non protetti senza tuttavia che questi ultimi siano sfociati in gravidanza, una coppia possa sottoporsi a un test dell’infertilità o dell’ipofertilità (fertilità ridotta).
Tuttavia, nel caso in cui la donna abbia superato i 35 anni e in presenza di una patologia nota dell’apparato genitale a carico di uno dei membri della coppia, il test può essere eseguito precocemente.

Che cos’è il test della fertilità?

Nel caso in cui il medico ipotizzi un problema di fertilità nella coppia, potrà prescrivere un test della fertilità. Il test dovrà essere effettuato per ciascun membro della coppia.
Il primo test viene effettuato sull’uomo. Il test include uno spermiogramma che analizza la quantità e la presenza di spermatozoi nello sperma e una spermiocoltura alla ricerca di eventuali infezioni.
Il test effettuato sulla donna può includere un’analisi del tracciato della temperatura basale, dosaggi ormonali, prelievi vaginali, biopsie, radiografie dell’utero…
Talvolta, l’esame può essere completato da un cariotipo (analisi del patrimonio genetico) o da una sierologia (ricerca nel sangue di un’infezione genitale) per ciascun membro della coppia.

Quali sono i trattamenti consigliati?

A seconda della causa della sterilità, è possibile intraprendere diversi trattamenti.
Il problema può essere approcciato in più modi:

Un trattamento ormonale (stimolazione dell’ovulazione…).
Un trattamento chirurgico (volto al ripristino di tube danneggiate o malformazioni uterine…).
Un’inseminazione intrauterina in caso di problemi a livello del muco cervicale.
Una fecondazione in vitro, tramite la quale si tenta di accoppiare spermatozoi e ovociti (della coppia o di eventuali donatori) onde ottenere un embrione che sarà poi reimpiantato nella cavità uterina.
Un’ICSI (IntraCytoplasmic Sperm Injection) in presenza di problemi degli spermatozoi in termini di qualità o quantità. Questa tecnica consiste nel fecondare direttamente in vitro un ovocita introducendovi un solo spermatozoo.
Donazione di sperma, in caso di sterilità maschile conclamata.
Donazione di ovociti, indicata in assenza di produzione di ovociti da parte della donna o di ripetuti tentativi falliti di FIV.
Donazione di embrione. Si tratta di una prassi molto rara e attuata solo in caso di sterilità maschile conclamata associata a sterilità femminile per insufficienza ovarica totale.
È importante che ognuno dei componenti della coppia proceda al test della sterilità prescrittogli dal medico onde identificare con precisione la causa e procedere al trattamento più idoneo. Contrariamente a quanto si pensi, gli uomini sono responsabili quanto le donne dei problemi di fertilità della coppia.

I trattamenti contro la sterilità sono di norma lunghi e impegnativi.
Esistono svariate associazioni formate da persone che hanno dovuto affrontare questo difficile percorso e presso le quali è possibile ottenere informazioni utili ed un valido supporto.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 24/03/11

Sono sieropositiva e incinta

Sono sieropositiva e incinta


Essere mamma La sieropositività non cambia nulla nel ruolo della madre. Come tutte le madri del mondo, si prenderà cura del suo neonato. Tuttavia, potrà capitare di sentirsi particolarmente stanche a causa della terapia e che si debba far fronte a differenti problematiche, è necessario non permettere all’angoscia e al senso di colpa di instaurarsi. Cercate l’aiuto dei vostri prossimi. È consigliabile parlarne con il proprio medico.

Quali sono i rischi per il bambino?

Se la gravidanza viene monitorata e trattata come si deve, il rischio di trasmissione virale al bambino risulta essere dell’1 – 2%.

Quali sono i rischi per la madre?

La malattia non verrà aggravata dalla gravidanza.

La situazione personale, i sentimenti, i timori, la propria fragilità sollevano interrogativi, inquietudini, angosce… Non esitare a parlarne durante il consulto. L’affiancamento non è unicamente di tipo medico. Viene dato ascolto alle pazienti per alleviare le loro difficoltà.

Come avverrà il monitoraggio?

Il monitoraggio avverrà come nel caso di tutte le donne che presentano una gravidanza a rischio. Avverranno incontri con svariati specialisti che lavorano in équipe:

Ostetrico e levatrice una volta al mese.
Infettivologo almeno una volta al trimestre, perfino una volta al mese in caso di manifestazioni cliniche o biologiche particolari.
Pediatra.
Assistente sociale e psicologo, se necessario.
Verrà somministrato un trattamento antiretrovirale specifico, la cui natura dipenderà dalle scelte dell’équipe che ne discuterà con la paziente: se si è già in cura, non necessariamente tale terapia sarà la stessa. Se non si è ancora in cura, verrà prescritta una terapia adattata allo stato della paziente.

In assenza di problemi particolari collegati alla gravidanza, e se non si è mai subito un cesareo, il parto avverrà normalmente come per la maggior parte delle donne. Tuttavia se l’ostetrico lo giudica necessario potrà proporre un cesareo.

Come verrà monitorato il neonato?

L’allattamento non è possibile perché presenta rischi importanti di trasmissione.
Il neonato sarà posto sotto trattamento antiretrovirale alla nascita per un periodo dalle quattro alle sei settimane: sarà il pediatra a determinare la terapia e la sua durata.
La ricerca del virus si effettua alla nascita, poi a 1 mese, 3 mesi e 6 mesi. A questa età e in assenza di allattamento, si può affermare che il bambino non è contaminato.
Nella maggioranza dei casi, se la madre è stata monitorata, trattata e se avrà osservato scrupolosamente la terapia, con ogni probabilità il risultato sarà negativo.
La sieropositività non cambia nulla nel ruolo della madre. Come tutte le madri del mondo, si prenderà cura del suo neonato. Tuttavia, potrà capitare di sentirsi particolarmente stanche a causa della terapia e che si debba far fronte a differenti problematiche, è necessario non permettere all’angoscia e al senso di colpa di instaurarsi. Cercate l’aiuto dei vostri prossimi. È consigliabile parlarne con il proprio medico.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 22/04/14

Ho il colesterolo alto, cos’è?

Ho il colesterolo alto: che cos’è?


Il colesterolo è indispensabile al buon funzionamento dell’organismo, in quantità moderata e sotto forma di colesterolo ‘buono’. In eccesso, il colesterolo ‘cattivo’ può provocare delle malattie cardiovascolari gravi.

Il colesterolo, che cos’è?

Il colesterolo è un grasso indispensabile per la vita delle cellule. Assicura in particolar modo la stabilità della parete cellulare ed è utilizzato dall’organismo per produrre numerose sostanze: la vitamina D, gli ormoni, ecc… Il colesterolo circola nel sangue per essere distribuito alle diverse cellule e agli organi che lo utilizzano.

Da dove viene il colesterolo?

Il colesterolo ha due fonti principali:

una metà viene fabbricata dal fegato.
l’altra metà proviene dall’intestino: 1/3 proveniente dall’alimentazione e 2/3 dalla bile.
Il colesterolo dell’alimentazione si trova in grande quantità nei grassi di origine animale (carne rossa, burro, formaggio, salumi, panna), nel tuorlo d’uovo e nelle frattaglie (cervello, rognone, fegato).

Perché si parla di colesterolo buono e di colesterolo cattivo?

Esistono due forme di colesterolo che circolano nel sangue: il colesterolo LDL, dannoso per la salute e il colesterolo HDL che è benefico per la salute.
L’LDL è il colesterolo che va dal fegato alle cellule. Quando è in eccesso, si deposita sulla parete delle arterie. Qui forma placche chiamate ateromi, che possono alterare, e perfino impedire il flusso del sangue.
Il colesterolo HDL è il colesterolo che va dalle cellule al fegato per essere degradato. Passando lungo la parete delle arterie, distacca il colesterolo depositato e impedisce la formazione di ateromi. Più il suo valore ematico è elevato, più è benefico.

Ho troppo colesterolo. E’ grave?

L’eccesso di colesterolo nel sangue (in particolare l’LDL) può ostruire le arterie. Agisce a lungo in silenzio, senza manifestarsi, e può provocare improvvisamente una crisi cardiaca (infarto del miocardio), un ictus (accidente cerebrovascolare) o un’arteriopatia degli arti inferiori.

Come trattare il mio eccesso di colesterolo?

Il primo trattamento consiste nel limitare il consumo di alimenti che contengono colesterolo. Se il livello di colesterolo LDL non diminuisce sufficientemente nonostante l’alimentazione controllata, Le verrà prescritto un farmaco che limita la sintesi del colesterolo nel fegato e/o il suo assorbimento intestinale.
L’eccesso di colesterolo cattivo è pericoloso, ostruisce le arterie e può provocare malattie gravi: infarto del miocardio, ictus o arteriopatia degli arti inferiori.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 30/04/10

Faccio il test di screening del cancro al colon

Faccio il test di screening del cancro al colon


Il sanguinamento può essere un segnale di allerta. Si rivolga subito al medico. Se non ha constatato alcun segno allarmante, è comunque previsto uno screening sistematico.
Il Ministero della Salute ha lanciato un programma nazionale di screening del cancro colon-retto (anche chiamato cancro all’intestino). Questo screening è organizzato in collaborazione con il medico curante.
Il cancro al colon-retto è frequente nelle donne e negli uomini a partire dai 50 anni. Tuttavia, se preso in tempo, può essere curato. È addirittura possibile curare determinate lesioni prima che diventino pericolose.
Parliamone in occasione della sua prossima visita. Se non vi sono controindicazioni, le verrà proposto di sottoporsi a un test per individuare la presenza di sangue nelle feci, da fare a casa. Il test si chiama Hemoccult. Si tratta di un test indolore e semplice che bisognerà ripetere ogni 2 anni. In quasi tutte le regioni, gli uomini e le donne dai 50 ai 74 anni sono invitati tramite lettera ad andare a ritirare un test dal proprio medico curante.
Oltre i 74 anni, si raccomanda di eseguire periodicamente il test di screening.

Perché devo sottopormi al test di screening?

Il cancro al colon si sviluppa spesso a partire da piccole lesioni intestinali chiamate polipi o adenomi.
Nella maggior parte dei casi, queste lesioni e la loro evoluzione sono indolore.
Gli adenomi individuati possono essere trattati anche prima che diventino cancerosi.

In quali casi devo sottopormi al test di screening prima dei 50 anni?

Nel quadro della campagna nazionale di prevenzione.
Se lei o uno dei suoi parenti di primo grado (madre, padre, fratello o sorella) è già stato affetto da un adenoma o dal cancro al colon-retto.
Se è affetto da un’infiammazione cronica all’intestino: colite o morbo di Crohn.

Come posso sottopormi allo screening?

Se non presenta fattori di rischio, a partire dai 50 anni, il semplice test permette di individuare tracce di sangue, invisibili all’occhio nudo, nelle feci.
Può farlo a casa applicando un po’ di feci sugli appositi blister in cartone per mezzo di una spatola.
Invi quindi il test al laboratorio di lettura nella busta che ha ricevuto insieme al test stesso.
I risultati saranno inviati a Lei e al suo medico curante.
Il test è mutuabile al 100%.
Se il test risulta negativo, significa che non è stato individuato alcun sanguinamento.
Sarà invitato a rifarlo ogni 2 anni.
Se il test risulta positivo, significa che è stato individuato del sangue nelle feci.
Per identificarne la causa, le sarà prescritta una colonscopia che sarà realizzata da un gastroenterologo.

Come si svolge la colonscopia?

La colonscopia permette sia di visualizzare l’interno dell’intestino che di rimuovere eventuali polipi.
Essa consiste nel far scorrere una sonda morbida attraverso l’ano fino dentro all’intestino. Potrà essere effettuata una biopsia (piccolo prelievo di tessuto).

Questo esame presenta dei rischi?

La colonscopia viene effettuata a digiuno in anestesia generale dopo essersi purgati la sera prima. Prima dell’esame è necessario sottoporsi ad una visita dall’anestesista. La visita anestesiologica permette al medico di conoscere tutti i fattori di salute che la riguardano, al fine di somministrarle l’anestesia in totale sicurezza. In tale occasione il medico la informerà sui rischi legati all’anestesia. Lei potrà fargli delle domande.
Il prelievo del polipo o del frammento di tessuto è indolore. Può tuttavia comportare un’irritazione dell’intestino o un’emorragia locale non grave.
Di solito potrà essere dimesso qualche ora dopo l’intervento, ma dovrà comunque riposare come dopo qualsiasi anestesia.

Cosa devo controllare tra un test e l’altro?

Deve controllare:

  • L’eventuale presenza di sangue nelle feci.
  • Eventuali disturbi intestinali recenti e insoliti.
  • Eventuali dolori addominali.
  • Un eventuale dimagrimento inspiegato.

La qualità delle abitudini di vita è essenziale nella prevenzione del cancro al colon.
L’attività fisica, la frutta e i legumi freschi forniscono protezione. Smetta di fumare ed eviti i grassi animali.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione:   11/05/18

Diabete di tipo 2: conosco gli obiettivi del mio trattamento

Diabete di tipo 2: conosco gli obiettivi del mio trattamento


Lo scopo del Suo trattamento del diabete è di normalizzare il Suo tasso di zucchero nel sangue (o glicemia), al fine di evitare o di ritardare la comparsa di complicazioni. Per questo motivo, abbiamo fissato insieme gli obiettivi del Suo trattamento affinché il Suo diabete sia compensato nel modo migliore.

Quali sono gli obiettivi del mio trattamento?

Il Suo trattamento deve permetterLe:

  • di raggiungere i Suoi obiettivi glicemici, cioè di arrivare a dei livelli normali di zucchero nel sangue, senza periodi troppo lunghi di iperglicemia o di ipoglicemia (troppo o troppo poco zucchero nel sangue).
  • Di adottare uno stile di vita sano, basato sull’alimentazione e l’attività fisica, compatibile con la vita quotidiana, in modo da non emarginarla.
  • Di correggere gli eventuali fattori di rischio cardiovascolari associati al Suo diabete, come l’ipertensione arteriosa, l’eccesso di grasso, il tabagismo, la sedentarietà (assenza di attività fisica regolare).
In che cosa consistono questi obiettivi in pratica?

Gli obiettivi definiti dagli esperti riguardano:

  • il compenso glicemico: è determinato dal tasso di emoglobina glicata (o HbA1c), che rispecchia la media dei livelli di zucchero nel sangue degli ultimi 3 mesi, quindi il compenso del diabete. Minore è il valore di HbA1C (inferiore o uguale a 6.5%), migliore è il compenso del diabete, e minore è il rischio di complicazioni. Un prelievo di sangue di controllo verrà quindi eseguito ogni tre mesi
  • Il controllo del peso: una perdita di peso sarà necessaria in caso di sovrappeso associato al diabete.
  • Il mantenimento della pressione arteriosa sotto ai 130/80 (mmHg).
  • La normalizzazione dell’assetto lipidico: il valore di colesterolo cattivo (o colesterolo LDL) da non superare viene determinato in funzione del Suo stato di salute globale (tenendo conto della Sua età e dei precedenti eventi cardiaci nella Sua famiglia). Una dieta e/o dei farmaci possono essere prescritti dal Suo medico.
  • Smettere di fumare è fortemente raccomandato se Lei fuma.
  • La ripresa di un’attività fisica regolare.
Come vengono fissati i Suoi obiettivi?

Fissiamo insieme i Suoi obiettivi. Tali valutazioni tengono conto del Suo stato di salute globale: la Sua età, la durata del Suo diabete, le complicazioni, le altre malattie associate e i Suoi fattori di rischio cardiovascolari (fumo, ipertensione arteriosa, pratica o meno di uno sport…)

Alcune situazioni, come la gravidanza, impongono inoltre un monitoraggio particolarmente rigoroso.

>Gli obiettivi del trattamento del Suo diabete in 5 punti chiave

1. Valore di HbA1c (o emoglobina glicata) inferiore o uguale a 6,5%.
2. Pressione arteriosa inferiore a 130/80.
3. Valore del colesterolo LDL (colesterolo cattivo) inferiore o uguale a 100 mg/dl in base al Suo livello di rischio cardiovascolare globale.
4. Perdita di peso se necessaria
5. Smettere di fumare.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione:   30/04/10

Conosco i fattori di rischio cardiovascolari

Conosco i fattori di rischio cardiovascolari


Alcune malattie e alcune abitudini di vita possono aumentare in maniera importante il rischio di sviluppo delle malattie del cuore e delle arterie.

Cos’è un fattore di rischio cardiovascolare?

Alcune malattie e alcune abitudini di vita possono aumentare in modo importante il rischio di sviluppo di problemi che coinvolgono il cuore e le arterie.
Queste malattie e queste abitudini vengono chiamate fattori di rischio cardiovascolare.

Ipertensione, diabete, ipercolesterolemia…sono dei fattori di rischio?

Sì. Queste tre malattie hanno degli effetti negativi sul cuore e sulle arterie.
Una malattia che interessa le arterie può avere delle conseguenze su tutti gli organi che irrora.
Così, i reni, gli occhi, il cervello, le gambe e, ovviamente, il cuore possono essere danneggiati.

Quali sono i miei fattori di rischio?

Il fumo: smetto di fumare.

  • Fumare aumenta in maniera molto importante il rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare. È necessario calcolare 3 anni dopo aver smesso completamente di fumare per poter considerare nullo questo rischio.

L’alimentazione: non mangio né troppo grasso, né troppo salato, né troppo dolce.

  • Un consumo eccessivo di grassi animali (in particolare di salumi e formaggio) ha come conseguenza la comparsa nel sangue di un eccesso di colesterolo cattivo (LDL) che si deposita sulle pareti delle arterie e rischia di ostruirle.
  • Un consumo eccessivo di sale favorisce l’ipertensione.
  • Un consumo eccessivo di cibi troppo zuccherati favorisce la comparsa del diabete (eccesso di zucchero nel sangue)

L’età, il sesso e i precedenti familiari: ne tengo conto.

  • Donne e uomini non sono uguali. Il rischio inizia attorno ai 60 anni per una donna e ai 50 anni per un uomo.
  • Le persone che hanno un parente di primo grado (padre/madre, fratello/sorella, figlio/figlia) che ha avuto un infarto o che è deceduto in modo improvviso per un problema cardiaco, hanno un rischio più elevato di sviluppare una malattia cardiovascolare.

Lo stile di vita: sto attento.

  • Il consumo di alcool agisce sulle arterie e la circolazione in generale.
  • Il sovrappeso favorisce l’ipertensione.
  • La mancanza di attività fisica è un rischio aggiuntivo.

L’età, il fumo, l’alcool, il diabete, l’ipertensione, l’eccesso di colesterolo e l’ereditarietà aumentano il rischio di soffrire di una malattia del cuore o dei vasi sanguigni. Questo rischio aumenta in maniera molto elevata quando questi fattori sono associati. Un controllo regolare della Sua salute e un buono stile di vita permettono di diminuire il rischio di soffrire di una malattia cardiovascolare.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione:   11/05/18

Capisco la gestione della mia insufficienza cardiaca

Capisco la gestione della mia insufficienza cardiaca


Lei soffre d’insufficienza cardiaca La capacità del Suo cuore di pompare il sangue alle arterie è alterata. Si tratta di una malattia cronica che necessita, oltre ad un monitoraggio regolare, di seguire bene i consigli del medico e di essere costanti nel trattamento.

Perché devo prendere dei farmaci?

Il trattamento si basa su vari tipi di farmaci prescritti a seconda dell’importanza della Sua insufficienza cardiaca. I più importanti sono i vasodilatatori (per esempio, gli inibitori dell’enzima di conversione o IEC, e gli antagonisti dell’angiotensina II o sartani), i betabloccanti e i diuretici. Ogni tipo di farmaco ha dimostrato una grande efficacia nell’evoluzione della malattia. Le saranno prescritti in base alla gravità della Sua insufficienza cardiaca.
I vasodilatatori dilatano le arterie, favorendo la circolazione sanguigna e limitano così gli sforzi eseguiti dal cuore per pompare il sangue.
I betabloccanti migliorano la funzione muscolare del cuore e controllano il suo ritmo.
I diuretici aumentano l’eliminazione di acqua e di sale attraverso i reni. In linea generale, riducono il volume di sangue circolante e diminuiscono quindi il lavoro del cuore.
Possono essere necessari altri trattamenti. Degli anticoagulanti o degli antiaggreganti piastrinici per evitare la formazione di trombi che potrebbero ostruire un’arteria. Dei farmaci a base di trinitrina che migliorano l’irrorazione sanguigna del cuore, dilatando le arterie coronarie.
La maggior parte di questi trattamenti dovrà continuare per tutta la vita.

Come si definisce un buono stile di vita?

Deve seguire con attenzione una dieta equilibrata (pochi zuccheri, poco sale, nessun grasso animale, tante verdure e frutta), limitare il consumo di alcool, smettere completamente di fumare, e camminare. La pratica di un’attività fisica regolare – 30 minuti di cammino al Suo ritmo ogni giorno – è un punto essenziale del trattamento. Senza di essa, il suo cuore continua a deteriorarsi rapidamente.

Mi hanno parlato del vaccino contro l’influenza. Qual è il rapporto con l’insufficienza cardiaca?

L’insufficienza cardiaca La rende più fragile, e una malattia apparentemente insignificante come l’influenza può avere delle conseguenze serie. Si raccomanda quindi di farsi vaccinare. Dato che soffre d’insufficienza cardiaca, Lei potrà beneficiare di un rimborso parziale per questo vaccino.

Mi hanno parlato di un apparecchio, il pacemaker, capace di migliorare il lavoro del mio cuore?

In alcuni casi particolari, l’insufficienza cardiaca è dovuta ad una cattiva sincronizzazione della contrazione dei muscoli del cuore. Per ristabilire un funzionamento efficace, è possibile impiantare una sorta di regolatore elettronico (pacemaker, in inglese), che diminuisce così i sintomi in maniera significativa. Il suo ruolo consiste nel mandare degli impulsi elettrici a varie parti del cuore, affinché si contraggano al ritmo giusto.

Il trattamento dell’insufficienza cardiaca contempla la pratica, ogni giorno, di 30 minuti di camminata e l’assunzione di farmaci che facilitano il lavoro del cuore. Lei deve assumere in modo accurato ogni giorno il Suo trattamento onde evitare un peggioramento, e per mantenere la Sua autonomia.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 18/05/18